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le responsabilità dell’amministratore

La continuità aziendale è la capacità dell’impresa di stare sul mercato, di svolgere la propria attività in un prevedibile futuro come entità in funzionamento, che si misura con la presenza dell’equilibrio economico-finanziario, con la sostenibilità dei debiti per almeno 12 mesi a venire e rilevando l’assenza di significative incertezze che potrebbero rendere il debito insostenibile.

Gli adeguati assetti consentono all’impresa di agire tempestivamente quando si trova in stato di crisi, al fine di risanarsi e tornare alla continuità.

Il rischio di impresa consiste nell’insieme delle possibilità di un evento e delle sue conseguenze sugli obiettivi.

La legge richiede all’amministratore di presidiare i principali fattori di rischio aziendali, potenzialmente capaci di compromettere la continuità di impresa e di avere la consapevolezza circa le responsabilità che possono incombere sul suo operato, su quello delle altre persone che lo aiutano a gestire l’impresa e anche sull’organo di controllo. Il modo migliore con cui gestire il rischio di impresa è la pianificazione finanziaria, vera cartina di tornasole che costituisce patrimonio immateriale di primaria importanza per lo sviluppo di impresa, perché consente di accertare e monitorare la sostenibilità del piano strategico dell’azienda sotto il profilo finanziario.

In cosa consiste il concetto di continuità aziendale?

Dunque, per l’amministratore riuscire a gestire il rischio e non incorrere in responsabilità richiede necessariamente di fare 2 cose: preventivare in che misura l’azienda è in grado di finanziare i propri fabbisogni di capitale collegati ai programmi economici e di investimento con la liquidità prodotta dalla gestione corrente e preventivare in che misura dovrà e potrà rivolgersi ad altre forme di finanziamento per garantire la copertura dei propri fabbisogni.  L’amministratore deve quindi essere in grado di valutare l’andamento della liquidità in chiave prospettica, che deve tener conto anche delle obbligazioni non ancora assunte ma prevedibili.

Cosa si intende per adeguati assetti?

L’amministratore che adotta un assetto organizzativo inadeguato nella gestione dell’impresa che dirige incorre in responsabilità, ciò nonostante egli, nell’esercizio dei suoi poteri, possa compiere scelte discrezionali, insindacabili da parte del giudice (cosiddetta business judgment rule).

L’amministratore che non adotta assetti adeguati alla natura e alle dimensioni dell’impresa, ricordiamolo, non è diligente perché viola la legge. È responsabile contrattualmente nei confronti della società, poiché compie un atto colposo.

Cosa si intende per rischio di impresa?

Lo scopo dei sistemi di allerta è quello di dotare l’impresa di un segnale di allarme che entri in funzione ogniqualvolta i sistemi di controllo aziendali si dimostrino non adeguati a intercettare tempestivamente i segnali di crisi e, quando gli amministratori non intendono, spontaneamente, rilevarli e agire di conseguenza.

Gli amministratori hanno la responsabilità di combattere con tutte le proprie forze i fattori che le rendono incapaci di promuovere autonomamente processi tempestivi di ristrutturazione, come per esempio la debolezza degli assetti di corporate governance e l’assenza di monitoraggio e di pianificazione della gestione.

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La puntata 6 parla proprio di questo!

Domande Frequenti

  • Cosa richiede la Legge all’amministratore?
  • Quale è il modo migliore di gestire il rischio di impresa?
  • Come si deve comportare l’amministratore per non incorrere in responsabilità?
  • Cosa succede se l’amministratore adotta un assetto organizzativo inadeguato nella gestione dell’impresa che dirige?
  • Qual è il rapporto degli amministratori con i sistemi di allerta?
  • Quali sono i fattori che rendono le Pmi incapaci di promuovere processi tempestivi di ristrutturazione?
  • Quale è il modo più efficace per l’amministratore di adottare assetti adeguati alla sua impresa?

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